Io le copio e incollo qui.
Sapevo già dell’esistenza delle
mestruazioni. Non perchè le donne della mia famiglia me ne avessero mai
parlato, in realtà non sapevo molto del funzionamento tecnico, mi
sfuggiva da dove di preciso provenisse quel sangue e il perchè della sua
comparsa, ma sapevo che esistevano le mestruazioni perchè a casa mia il
concetto di privacy era completamente sconosciuto e le chiavi alle
porte non esistevano.
Ho sempre visto mia mamma in bagno che si
cambiava l’assorbente, credo di non averle mai chiesto di cosa si
trattasse, succedeva e basta e sapevo che un giorno sarebbe successo
anche a me. Volevo però che succedesse tardi, mi avevano detto che dopo
le mestruazioni non sarei cresciuta più e io volevo essere un po’ più
alta.

Avevo 12 o 13 anni, ero in casa da sola
con mia sorella più piccola. Quando vidi la macchia sulle mutande, le
cambiai e ne misi delle nuove. Facendo finta di non averle viste
sarebbero scomparse? no, erano di nuovo lì.
1,63 non sarei andata oltre. Mia sorella mi guardava e non diceva niente
ma so che stava pensando: “ho tre anni di meno e sono quasi già più
alta di te”.
Mia mamma in lacrime in maniera teatrale,
mio padre in lacrime in maniera più composta. Imbarazzo totale. Era
domenica, c’era il mercato, mia mamma voleva comprarmi un regalo perchè
“ero diventata signorina”.
Ma io avevo come l’impressione che tutti mi guardassero, che tutti
sapessero, forse perchè quel coso in mezzo alle gambe mi faceva
camminare in maniera strana? forse perchè mia mamma aveva già fatto il
giro di telefonate tra amici e parenti e in un paese piccolo le notizie
girano velocemente? Sicuramente la seconda, l’avevo detto io che a casa
mia il concetto di privacy era sconosciuto. [Enrica]

Le aspettavo con ansia da mesi. Ormai in classe non si parlava di altro e si faceva il conto di “quelle che mancavano”, come un
giallo a camera chiusa: a tutte prima o poi sarebbe successo, chi
sarebbe stata la prossima? Fortunata Sara, a lei sono già venute!
Federica invece ancora nulla…
Avevo dato il mio primo bacio pertanto
ero convinta fosse giunto il momento. Con le dicerie e le leggende che
circolavano tra famiglia allargata, scuola e giornalini vari avrei
potuto scrivere un libro. Avevo letto che erano precedute da mesi di
perdite bianche e allora l’appuntamento nei bagni per confrontarsi le
mutande con l’amica erano ormai quotidiani. A me fanno male le tette da
più tempo. A me sono iniziate le perdite prima. A me fa male la pancia.
Io ho più peli.
E i parenti quando mi vedevano: fra poco
diventerai signorina. Ti si sono allargati i fianchi, ti è diventata la
faccia così, hai quest’altra cosa colì: è sicuro, fra un po’ ti
arrivano. Occhio che poi non puoi toccare le piante, non puoi farti la
tinta e nemmeno il bagno.
Alla fine mi sono arrivate d’estate, tra
la seconda e la terza media. Era luglio, faceva caldo. E l’unica cosa
che ricordo è la felicità di “essere diventata signorina” (che voleva
dire poi?) e mia mamma che mi ha aiutato a pulirmi e mi ha dato un suo
assorbente. Una specie di materasso. E poi le chiamate al papà, alla
nonna ecc. E i complimenti della gente (cos’ho fatto di così
straordinario?, mi chiedevo). Presi una penna e un’agendina su cui
scrissi la data di quel giorno “importante”. Ad oggi quell’agenda
contiene ancora solo quella data.
Da quel giorno, ogni mese, le ho
aspettate. Non sapevo bene perché. Erano un appuntamento fisso. Un
appuntamento mensile con le mie mestruazioni. Dopo qualche anno ho
iniziato a gioire un po’ meno per il loro arrivo a causa dei crampi
molto dolorosi che mi provocavano il primo giorno di ciclo. La
gravidanza invece deve aver rimescolato qualche cosa perché poi i dolori
non li ho più avuti. Ed ora l’arrivo delle mestruazioni significa solo
che posso fare sesso con il mio compagno senza troppi problemi. [Alessia]
Gli assorbenti di mia mamma sono stati, per tanto tempo, una sorta di pacchetto misterioso di cui ignoravo l’uso. Mi attiravano
tantissimo quei piccoli pacchetti colorati, a volte avevano su dei
fiorellini, altre erano monocolore con un fucsia o un azzurro
predominante, sulla confezione invece spesso c’erano gli occhi, ben
truccati, di una donna. Dettagli che attiravano la mia attenzione, mi
incuriosivano. Per diverso tempo credetti che fossero dei normalissimi
fazzoletti, o salviettine inumidite, che mia madre custodiva gelosamente
nello scaffaletto del bagno e che poteva utilizzare solo lei.

Un caldissimo pomeriggio di luglio, avevo
undici anni, quasi dodici, dopo aver passato l’intero pomeriggio
girando in bicicletta con mio fratello, andai in bagno e mi ritrovai gli
slip completamente insanguinati.
Sulle mestruazioni, checchè se ne dica,
ci sono ancora tantissimi tabù, di sicuro avevo avuto modo di ascoltare
discorsi in famiglia o tra ragazzine a cui era venuta la prima
mestruazione, più volte avevo chiesto delucidazioni e un po’ per ridere,
un po’ per imbarazzo, spesso mi era stato risposto: “È diventata
signorina” o “È caduta dalle scale” o “È andata in bicicletta”,
insomma i soliti stupidi modi per definire le mestruazioni. Per di più a
tutte le mie amiche non erano ancora arrivate quindi non avevo avuto
modo di approfondire con loro questo discorso.
Così, quel pomeriggio, mentre osservavo
quella bella chiazza rossastra sui miei slip, la prima cosa che feci fu
quella di urlare e chiamare mia madre. Mia madre non sentì
immediatamente le mie urla -il bagno nella mia mente di ingenua
ragazzina si era trasformato in una scena da film splatter- così urlai
nuovamente per richiamare la sua attenzione, finalmente mi rispose,
sarà stata roba di secondi ma per me fu un’eternità e in quegli attimi
di attesa, osservavo quella macchia e la mia mente iniziò a fare dei
“trip” mentali, del tipo: “Quindi è vero, che la bicicletta fa
sanguinare le donne”o “Forse sono caduta dalle scale e non me ne sono
accorta?”. Finalmente, arrivò mia madre, si emozionò tantissimo e mi
spiegò che dovevo essere felice, che ero diventata “signorina” e quella
serie di discorsi pieni di retorica, mentre tra me e me pensavo solo che
fossero una gran rottura di scatole queste mestruazioni e quei
pacchetti che tanto avevo osservato con interesse nell’infanzia ora mi
davano la nausea.
Per diversi mesi nascosi alle mie amiche
l’arrivo delle mestruazioni, qualcuna di loro fingeva il loro arrivo,
non capivo perchè mentre a loro eccitava quel cambiamento e lo
attendevano bramandolo a me invece imbarazzava tantissimo la mia
precocità, così per un po’ di tempo, nascosi quel piccolo segreto anche
alle mie amiche.
Per tanto tempo invidiai i miei conetanei
maschi, liberi da quella che per me era solo una gran rottura. Col
tempo, ovviamente, ho imparato a conviverci, a scoprirne l’importanza e
ad aspettarle. Ho capito che quel pessimo approccio con le mestruazioni è
stato forse dovuto al fatto che mia madre soffrisse molto durante il
ciclo mestruale -i dolori e il flusso abbondante le facevano vivere
malissimo quei giorni- ma soprattutto, col tempo, ho capito che i
ragazzi e i bambini in famiglia e a scuola, non affrontando l’educazione
sessuale, non vengono assolutamente preparati alla sessualità e ai
cambiamenti nella pubertà, vengono totalmente abbandonati nei tabù e
negli innumerevoli dubbi e curiosità che spesso poniamo all’amica/o che
più ignaro/a di noi e tutto ciò non fa altro che creare ancora più
confusione. [Faby]

Le attendevo con ansia. Sulle mutande un giorno trovai una minuscola macchiolina di sangue dovuta a chissà che e mi convinsi
che era il mio primo ciclo. Allertai mamma, nonna, e mi rallegrai di
non avere dolore. Non avevo nemmeno le mestruazioni, in realtà.
Arrivarono un anno dopo, avevo 12 anni ed
era il 25 aprile. Me lo ricordo perchè a casa c’erano tutti i parenti a
pranzo e perchè ho pensato: è la Festa della Liberazione e sono
arrivate le mie prime mestruazioni. Come se la solennità del momento
fosse paragonabile, come se diventare donna e uscire dalla pubertà che
rimescola ormoni sedati a stento fosse una liberazione. Ho imparato col
tempo che può essere anche una condanna diventare adulta, crescere e
ogni mese mal di pancia, soldi spesi in assorbenti che irritano la
pelle, mutande orrende riservate ai giorni del ciclo, uomini che non
vogliono nemmeno sfiorarti quando ce l’hai, ma che magari vogliono
essere soddisfatti comunque, perchè loro questa condanna non ce l’hanno,
sono sempre sessualmente pronti e puliti e non sanguinolenti.
Mia madre non ha festeggiato, mi ha dato un assorbente e mi ha spiegato come metterlo. Era scomodo, lo sono tutt’ora.
Mio padre ha accolto la notizia senza eccessivo slancio. Sono grata ad
entrambi per aver trattato l’avvenimento come un dente caduto, un paio
di pantaloni che ormai vanno corti perchè si cresce, nient’altro, e
nella vita delle bambine prima o poi si diventa donne. Signorina, per
fortuna, non mi ci hanno mai chiamata.
Io le ho sempre chiamate mestruazioni,
non c’era bisogno di neuralizzare la mia corporeità e infatti l’ho
sempre vissuta in armonia con i miei umori, odori, periodi. Non c’era
un “marchese” che mi visitava una volta al mese, non c’erano “le mie
cose” di cui non parlare con nessun altro, non sono mai stata
“indisposta”. E ho sempre fatto il bagno al mare non solo senza
preoccuparmi delle leggendarie atroci conseguenze del gesto, ma sfilando
via semplicemente l’assorbente e godendomi l’estate.
Non nascondo gli assorbenti come fosse imbarazzante avere una vagina e
una biologia, non ho bisogno di astucci colorati che sembrino porta
occhiali o porta caramelle per metterceli dentro, che in borsa sta male
portarli sciolti, non sia mai qualcuno li veda e realizzi che siamo donne, oltre le gambe c’è di più: le mestruazioni. [L]
Penso
di essere stata molto fortunata, ho avuto una famiglia che parlava del
corpo umano in modo del tutto neutro, senza imbarazzi, senza parole
sciocche come “patatina”, definendo le cose con il loro nome e
parlandone nel modo più naturale del mondo.

Ho sempre guardato, anch’io, con
curiosità, i pacchetti di assorbenti di mia mamma. A casa eravamo in 5,
di cui l’unico maschio era mio padre. Avevamo un bagno solo, molto
piccolo e non esistevano chiavi, nessun problema ad entrare ed uscire da
quella stanza anche se dentro vi era già qualcuno.
Sapevo tutto di cosa fossero le
mestruazioni, da cosa derivassero, la loro frequenza, eventuali
disturbi. Mia mamma non soffriva (o forse sì, ma non ce l’ha mai
lasciato intendere), non se ne lamentava.
Ho una sorella gemella e a tutte e due
sono venute le mestruazioni in terza media. Le aspettavo, perché a lei,
mia sorella, erano già venute da tre settimane, quando è accaduto anche a
me.
Nessun dramma, nessuna reazione emotiva. Una cosa normale che doveva accadere, ecco tutto. Ho preso un assorbente e l’ho messo.
Le cose che non mi piacquero furono mia
madre che telefonò alla nonna per raccontarglielo (la cosa mi mise in
lieve imbarazzo) e mia zia che mi portò un mazzo di fiori (anemoni rossi
e viola, lo ricordo come fosse ieri). A dire il vero mi piacevano i
fiori, mi piaceva il regalo, ma la sua motivazione mi metteva a disagio.
E poi non mi piacevano gli assorbenti. In quell’anno non erano ancora
usciti gli assorbenti ultra sottili e con le ali che ci sono adesso:
erano alti, scomodi, si appallottolavano tutti, davano fastidio e si
spostavano, e quando avevo ginnastica a scuola avevo il terrore che si
spostassero e mi potessi sporcare.
Non ho sofferto di dolori quella prima
volta, poi sì. Non sempre, talvolta, ma bastava una pillola e passava
tutto. Non mi pare di aver mai rinunciato a niente, per via del ciclo.
Oggi, dopo due figli e la scoperta della
coppetta mestruale, posso dire che voglio molto bene al mio ciclo. E’ un
segno che nel mio corpo tutto funziona nel modo giusto.
In casa, con mio figlio e mia figlia,
parliamo di mestruazioni senza imbarazzo alcuno, divertendoci a ridere
un poco quando racconto delle false credenze che le circonda(va)no e
degli imbarazzi di ancora troppi genitori, anche oggi che, ai figli che
sorprendono la mamma in bagno con qualche macchia di sangue sulle
mutandine rispondono che “la mamma si è fatta male”. [SdS]

Avevo
dieci anni ed era l’inizio dell’estate. Avevo dieci anni e molte cose
per la testa: gli esami di quinta elementare, la finale del campionato
di minivolley, la prospettiva di trascorrere due settimane con la mia
migliore amica ai centri estivi per bambini. Avevo dieci anni e
un’educazione sessuale limitata alla conoscenza dei nomi delle parti
anatomiche dei due sessi. Le mestruazioni sono arrivate all’improvviso:
un’enorme macchia marrone sulle mutande al rientro da scuola. Assieme
al dubbio di essermi fatta male durante la ricreazione senza nemmeno
essermene accorta. “Mammaaaaaaaa! C’è una macchia marrone sulle
mutande…!”. Una fugace espressione di stupore sul viso di mia madre e
poi, calme, le parole che rassicurano, normalizzano, e tolgono ogni
dubbio: “Ti sono arrivate le mestruazioni.” Niente baci, niente regali,
niente telefonate piene di orgoglio ai parenti. Le mestruazioni sono un
evento routinario nella vita di una donna e sono contenta che mia madre
me ne abbia parlato in maniera così semplice e diretta. [Vinca]

Ormai
qualche anno fa, poco dopo aver compiuto 12 anni, una mattina mi sono
svegliata diversa: ero provvista di seno! Me lo ricordo come l’apertura
di un ombrello: “pop!” ed eccolo lì! Provvista di questa novità che
richiese per la prima volta di indossare entrambi i pezzi del costume da
bagno, sono andata a trascorrere le vacanze estive sul lago con i miei
nonni. Ad agosto, una mattina ho scoperto le mutande macchiate di
sangue. La scoperta, attesa perchè mamma e nonna, alle quali non erano
certo sfuggiti i cambiamenti in corso, mi avevano ragionevolmente
preparata, causò lo stesso uno scoppio d’ira: ma come? Di già? Mi
sarebbero toccati gli assorbenti, non avrei più potuto fare il bagno al
lago, avrei rischiato di macchiarmi rivelando così il mio stato e tutti i
maschi a scuola mi avrebbero irrimediabilmente presa in giro.
Ovviamente i miei pensieri non contemplavano – beata ingenuità – l’unico
vero effetto collaterale di tutta la vicenda: il mal di testa, che come
accade a tutte le donne della famiglia, mi ha accompagnato da allora
più o meno puntualmente.
Ma la chicca è stata la reazione della famiglia: mia madre è andata a
dare l’annuncio a nonni e poi ha telefonato a tutti gli altri,
irritandomi ancora di più. Ma cribbio, un minimo di privacy? E poi il
commento principe: “Sei diventata una signorina!” e ricordo ancora la
perplessità che mi lasciava questa affermazione: ma prima cos’ero?
Mistero. E da quel giorno sono iniziate le osservazioni sul mio
comportamento: “Siediti composta che sei una signorina!”
Insomma, a me questa cosa non ha mai convinto del tutto nemmeno da giovanissima.
Speriamo che a mia figlia non venga il mal di testa, per il resto faremo meglio. [GNL]